Cara mamma, caro papà

Secondo appuntamento per "Cara mamma, caro papà", l'ultimo lavoro affrontato dall'artista Alessia De Montis che vuole cercare di scandagliare i legami consanguinei alla ricerca dei profondi solchi che lasciano nella personalità: tavola rotonda 12 Gennaio 2012 h.19 presso Fondazione Matalon, Foro Buonaparte 67, Milano.

Il progetto si articola in diverse fasi. Primariamente un sito web (http://www.caramammaecaropapa.it/) in cui, attraverso un'interfaccia blog, i navigatori vengono invitati a scrivere in modo totalmente anonimo una lettera aperta ai genitori, per fissare attraverso un gesto poetico parole mai dette e sedimentate nel fondo dell'anima. Collettivizzare le proprie emozioni, condividere uno stato d'animo che pensavamo solo nostro aiuta a riconoscerne il valore universale, perché no, terapeutico. Citando A. Jodorowsky: "(la condivisione) Spezza la quotidianità delle proprie problematiche e del personale vissuto, per arrivare a una nuova percezione del problema" .Senza alcuna pretesa di analizzare clinicamente la questione, la prima tappa del lavoro di Alessia si prefigge una doppia valenza: alleggerire l'animo da fardelli inespressi nei confronti dei propri genitori attraverso il "gravoso" gesto del mettere nero su bianco tali pensieri e, leggendo le lettere degli altri, riconoscere come questi siano elementi ricorrenti nella vita di tutti, non dipendenti dalla sfera privata.

E' la prima volta che l'artista si confronta col mondo del World Wide Web, e lo fa ricorrendo alla materia prima dell'umanità attraverso l'approccio inviolato e sincero di chi non ha mai avuto alcuna interfaccia virtuale ma desidera condividere l'esperienza di questo work in progress col mondo intero. La raccolta delle lettere trova dunque nel web il suo inizio in quanto agile e veloce strumento di condivisione (pensiamo ad esempio al ruolo sociale che oggi ha assunto internet, facile medium per raccontarsi senza l'incidenza dello sguardo dell'altro) ma continua per le strade, nei vernissage, alle fiere... Accumulando lettere, mese per mese cresce fino a creare il primo nucleo del lavoro.

Successivamente l'opera prende una forma. Da virtuale diviene fisica, tangibile. L'installazione è il prosieguo naturale del processo creativo dell'artista. Una grande struttura in vetro (= vetro come simbolo della permeabilità tra sfera intima e pubblica) accoglie le lettere stampate e precedentemente accartocciate. All'interno della struttura viene montato un grosso ventilatore e la sua pavimentazione è coperta di sale, testimonianza solidificata e tangibile delle lacrime versate. L'aria generata dal ventilatore crea un turbinio di lettere che colpiscono chi varca la soglia ed entra nella stanza. (Foto: "Cara mamma e caro papà #1″, Lettera dell'autrice indirizzata ai propri genitori 1/9 + II/II A.P, Tecnica lettera accartocciata e incollata su base di plexiglass con appoggiato sopra sale grosso , cm 40×40)

I pensieri ai genitori concretizzati su carta vogliono essere raccolti, letti e condivisi in una catarsi_ personale e al contempo collettiva_ permeabile come il vetro stesso che compone la struttura; "per capire che siamo tutti figli di un padre ed una madre per mezzo dei quali siamo sulla terra..", racconta l'artista: "Per imparare ad alleggerire questo fardello di cose non nostre.(...) Realizzare che siamo nel mondo e che ognuno ha il proprio destino da ascoltare, per imparare ad essere veramente liberi".

Alessia De Montis lavora da molti anni nel tentativo di affrontare, attraverso il linguaggio della multimedialità, gli archetipi che costituiscono la terminologia sotto cui poniamo le categorie "uomo" e "donna". "Cara mamma, caro papà" è dunque un ulteriore tassello al grande mosaico delle dinamiche umane che Alessia scrupolosamente studia e compone nella personale ricerca del ti en einai, il principio primo.

Testo critico di Alessia Locatelli, curatrice del progetto.

FC-Redazione FotografARTE