Buona Pasqua con la Resurrezione di Piero della Francesca

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La Resurrezione è un affresco (225x200cm) di Piero della Francesca, eseguito tra il 1450 e il 1463 circa e conservato nel Museo Civico di Sansepolcro.

La resurrezione di Piero della Francesca - Italia Meravigliosa

Riportiamo il testo descrittivo della storica dell'arte Maria Cristina Terzaghi:
Per avvicinarci alla comprensione del dipinto, occorre tenere innanzitutto presente che la sua esecuzione non è intrecciata a vicende devozionali o liturgiche, bensì politiche e civiche. Dagli anni Quaranta del Quattrocento, Sansepolcro - il cui nome e le cui origini si vogliono legate al rientro di due pellegrini, Arcano ed Egidio, dalla Terra Santa nel X secolo con le reliquie del Santo Sepolcro e alla fondazione di una comunità monastica ad esso intitolata - passò sotto il governo di Firenze. A metà del XV secolo, i cittadini cominciarono però a rivendicare autonomie locali, alle quali il governo mediceo dimostrò di prestare una certa attenzione, concedendo ai Conservatori, i rappresentati delle più alte cariche della magistratura di Sansepolcro, una Residenza dove riunirsi in modo solenne per presiedere all'amministrazione della città. I Conservatori presero possesso del palazzo, attuando le opportune modifiche strutturali e creando due sale, certamente pronte nel maggio del 1458.

In una di esse, la sala delle Udienze, adibita alle cerimonie ufficiali, i magistrati chiesero a Piero, originario di Sansepolcro e già largamente affermato come pittore, di dipingere la Resurrezione di Cristo, un tema che, per la sua strettissima connessione con il Santo Sepolcro, era già utilizzato come vessillo della città, in rappresentanza del potere civico (ammesso che abbia senso operare troppi distinguo, in un momento in cui la cultura religiosa e quella civile non conoscevano ancora vistose divaricazioni).

La novità dell'immagine è sorprendente anche perché non trova puntuale riscontro nella narrazione dei Vangeli. L'idea di Cristo tronfiante con il vessillo in mano, che pone il piede sopra il sepolcro come un dominatore, va dunque attribuita all'invenzione pierfrancescana, e risulta una novità assoluta nel panorama dell'arte occidentale. Piero inquadra la scena in un tabernacolo, raffigurato con una prospettiva di sotto in su, probabilmente perché il dipinto era originariamente collocato al di sopra del punto di vista dello spettatore. Il Risorto, avvolto in un manto rosa, il sudario, indossato qui a mo' di toga, fuoriesce da un sepolcro di struttura decisamente classica, ponendosi al centro della realtà, cerniera tra un paesaggio ancora invernale, raffigurato a sinistra dello spettatore e uno primaverile con gli alberi verdeggianti, a destra.Il colore del sudario era tradizionalmente bianco ma qui il riferimento è probabilmente a Isaia 63: "Chi è costui che viene da Edoma, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza?". Nella visione di Piero, Gesù ha infatti riacquistato pienamente la sua corporeità umana. L'artista sembra ignorare del tutto la straordinarietà della vita post mortem del Redentore, egli ne esalta invece la potenza e la bellezza anche fisica. In questo dipinto la Resurrezione non è affatto descritta come una diminuzione della corporeità, ma letta come il momento in cui il corpo raggiunge la compiutezza anche fisica cui è stato destinato. Per ottenere tale risultato, Piero utilizza tutta la cultura umanistica di cui è impregnata la sua arte, recuperando la tradizione della statuaria classica e conferendo alla figura e al volto di Cristo una dimensione ideale che ne esalta la bellezza.

Come di consueto, inoltre, costruisce la composizione ponendo i personaggi principali in primo piano, dando loro maggior risalto, come si vede nel magistrale intreccio di corpi delle guardie. Due di esse, poste a custodia del sepolcro, sono profondamente addormentate (e nel personaggio che appoggia il capo sul sepolcro a sinistra la tradizione vuole che Piero abbia inserito il suo autoritratto), e due invece sembrano risvegliarsi, un tema certamente legato alla renovatio mundi introdotta dalla Resurrezione.

Nella fissità quasi granitica della possente figura di Cristo è dunque descritta in modo assolutamente icastico la vittoria sulla morte e la sua signoria sulla realtà tutta: le cose, cioè il paesaggio che riprende vita, e gli esseri umani, che si svegliano dall'incoscienza della salvezza cui sono destinati. In tutto ciò Piero aderisce completamente al volere dei suoi concittadini, creando un'immagine che nella sua emblematicità ed assoluta semplificazione geometrica, diviene immediatamente un'icona, con una funzione quasi araldica, che evidentemente il Borgo di Sansepolcro andava cercando.

Nel 1512, a distanza di non molti anni dalla realizzazione dell'affresco, che avvenne in un momento ancora sfuggente alla fine degli anni Cinquanta del Quattrocento, si ha notizia che davanti al dipinto venne collocato un altare per la celebrazione della messa per la quale era stato nominato un cappellano speciale. Mentre a partire dal 1571 sappiamo che i Conservatori sostavano in preghiera, inginocchiandosi davanti all'immagine prima delle loro riunioni. Da subito dunque la sacralità del dipinto risultava patrimonio comune di chi lo ammirava.

E tale straordinaria impressione non si è confusa nei secoli. Ricordandosi che lo scrittore inglese Aldous Huxley nel 1924 aveva definito la Resurrezione: "La più bella pittura del mondo", il capitano Anthony Clarke, al momento di bombardare la cittadina nel 1944, decise di non mettere a repentaglio l'affresco di Piero e Sansepolcro venne risparmiata. La Resurrezione ha continuato dunque nei secoli a proteggere il Borgo di cui era stata eletta simbolo.

Maria Cristina Terzaghi (fonte © Il Sussidiario.net)